Convegno

Alla ricerca dell'Essenza e della Verità:

Patrimonio dell'umanità - Siti sacri e vie dei pellegrini nella penisola di Kii

Tavola rotonda

  

Partecipanti

  Hitomi Kawasaki: Ricercatrice bonsai


 Riten Tanaka: Monaco buddista anziano del Tempio di Kinpusen-ji

 Ietaka Kuki: Sacerdote shintoista del Kumano Hongu Taisha




 Prof. Yasutoshi Murakami: Professore emerito dell'Università del Koyasan

 


Coordinatore

 Keiji Ueshima: Antropologo delle religioni

 

Maestro di cerimonie: Masayo Hirano della Hirano Project Planning

Vorremmo iniziare il nostro dibattito sul tema della ricerca dell'essenza e della verità sui Siti sacri e le vie dei pellegrini nella penisola di Kii. A nostro avviso, la differenza fondamentale tra i Siti sacri e le Vie dei pellegrini nella penisola di Kii rispetto ad altri siti patrimonio dell'umanità consiste nel fatto che questa è una zona sacra per più religioni diverse: nell'area chiamata Yoshino, Kumano e Koya convivono lo Shugendo (ascetismo delle montagne), il Buddismo e lo Shintoismo e questi Siti sacri sono collegati tra loro attraverso antiche vie di pellegrinaggio. Ancora oggi questi luoghi vengono curati e utilizzati a tal fine. Oggi sono nostri ospiti tre leader provenienti dai tre diversi Siti sacri di Yoshino Koya e Kumano. È la prima volta che abbiamo l'onore di avere ospiti tanto illustri al nostro convegno.

 Inoltre, è nostra ospite anche la signora Hitomi Kawasaki, ricercatrice bonsai e profonda conoscitrice delle religioni giapponesi da vari decenni. Sicuramente, grazie ai suoi commenti perspicaci, ci fornirà un punto di vista diverso rispetto a quello dei tre leader religiosi presenti a questo convegno.

Da questo momento, vorrei passare il testimone all'antropologo, il sig. Ueshima, per la conduzione del meeting. 



 Sig. Ueshima:

 Come ha detto il cerimoniere, siamo testimoni della coesistenza di tre Siti sacri appartenenti a religioni diverse, soprattutto quelli di Koyasan, il Kumano Sanzan, e Yoshino Omine. Oltre a ciò, questi luoghi sono collegati tra loro da itinerari di pellegrinaggio ed esercitano una forte influenza sulla cultura spirituale del Giappone da oltre mille anni. Il fatto che esista un collegamento tra religioni diverse e che le persone possano svolgere liberamente i pellegrinaggi a questi siti sacri è qualcosa di veramente unico, impossibile da vedere in altri paesi del mondo se non in Giappone.

 Dimostra come il Giappone sia sempre stato molto tollerante nei confronti di diverse religioni e abbia dimostrato rispetto e ammirazione verso i loro insegnamenti. È inoltre la prova di come i Monti Kii rappresentino un luogo con un fascino speciale e un'aura spirituale al di là della logica. Pare vi sia un aspetto nascosto, in grado di facilitare la coesistenza armoniosa di diverse culture.

 Ora vorrei che i nostri ospiti si presentassero con riferimento ai tre luoghi sacri. Iniziamo con il Professor Murakami dell'Università del Koyasan. Prego.


 

 <Presentazioni, compresi i vari siti sacri>



 Prof. Murakami

 Buongiorno, mi chiamo Murakami. Lieto di conoscervi. Mi domando se riuscirò a terminare la mia presentazione in merito al Koyasan entro sette minuti, dato che il numero sette porta fortuna.


 (Risate dalla platea)


 Il mio profilo dice che vengo dall'Università di Yamaguchi e che mi sono trasferito all'Università del Koyasan. Il motivo è che ho studiato e sono esperto di filosofia ed etica. Mi dissero che quando avrei insegnato etica all'università sarei stato in grado di guadagnarmi da vivere. Ma in realtà non è così. Non riesco a guadagnarmi da vivere né con l'etica, né con la filosofia.


 (Risate dalla platea)


 L'etica è composta da svariati campi. Quello principale è il "pensiero". In alcuni casi, si potrebbe confondere il "pensiero" con qualche sorta di ideologia, ma è comunque attraverso il "pensiero" che si incrementano le proprie capacità di discernimento della vera essenza delle cose. È così che si riesce a vedere la realtà e a capire su cosa si può fare affidamento nella vita. Un argomento del genere può ovviamente darvi da pensare, ma vi sarei grato se voleste avere ancora un po' di pazienza e ascoltare la mia storia.

 Studiai etica lavorando all'Università di Yamaguchi; in particolare, la mia area di competenza era Martin Lutero. Studiai anche Nietzsche. Ma pur studiandoli, non riuscivo a comprenderli. Ciò che non capivo erano i concetti di "pensieri" o "religione".

 Loro erano cristiani. Nel Cristianesimo esiste un solo Dio. Al contrario in Giappone ovunque vi è un numero incalcolabile di dei. Forse oggi qualcuno toccherà questo argomento. Nel Cristianesimo, si venera un unico Dio assoluto. Quindi, esiste una sola verità per i cristiani. Non vi è altra risposta se non quella che porta alla verità. Ai cristiani è consentito avere diversi modi di pensare.

 La mia mente non è in grado di comprendere una religione di questo tipo. Non riesco a immaginare il concetto di corpo e sangue, pelle, umori e quant'altro in riferimento al Cristianesimo. Tuttavia, l'essenza della cultura europea si basa sul Cristianesimo. Si può chiedere al popolo giapponese se comprende il Cristianesimo e i giapponesi possono convertirsi alla religione cristiana, ma in sostanza non ne comprendono il significato. Voi capite la vera forma e l'idea del Cristianesimo leggendo la Bibbia? Noi no. Siamo in grado di spiegare ad altri cos'è il Cristianesimo. Ma, dentro di noi, non comprendiamo l'idea che permea corpo e sangue nella cultura europea.

 Dopo tale riflessione, decisi di recarmi al Koyasan per studiare il Buddismo più familiare alla mia anima e al mio spirito. Lì studiai Kukai (774-835 d.C.) il suo fondatore. Quando vidi per la prima volta le scritture degli insegnamenti di Kukai non mi sembrarono altro che testi scritti in verticale in caratteri cinesi. Erano delle stanghette nere come la pece disposte in fila.


 (Risate dalla platea)


 Fu molto difficile leggere quei caratteri, perché i miei occhi non vi erano abituati.

 Tuttavia, continuando a leggere, riuscii a comprendere alcuni aspetti del modo di pensare di Kukai. Capire o non capire è una questione di sensibilità personale. Nel mio caso, comprendevo le cose con un certo senso emotivo e intuitivo. Credo che la sensibilità di Kukai fosse affine alla mia. Compresi che più studiavo, più pratica (gyo) avrei dovuto fare durante l'addestramento vero e proprio, come facevano gli asceti delle montagne.

 Tre anni dopo mi recai di nuovo al Koyasan e studiai svolgendo il mio addestramento come gyo. Pare che nessun altro sia andato al Koyasan due volte per studiare e addestrarsi come fanno i monaci. Ma io feci gyo. Di conseguenza, fui invitato a lavorare al Koyasan e trasferito dall'Università di Yamaguchi a quella del Koyasan. Questo nel 1990... Sono già passati sette minuti. Devo smettere di parlare.


 (Risate dalla platea)



 Sig. Ueshima:

 Credo che il Prof. Murakami sia stato promosso a seconda carica della Università di Koyasan, o forse era la quarta, credo. Lei è a capo del settore didattico. Il dirigente incaricato di questo dipartimento non è forse il "numero uno" in tutti i dipartimenti?



 Prof. Murakami:

 Sì, io sono il dirigente, ma questo non ha nulla a che vedere con il fatto di essere il "numero uno" al Koyasan.



 Sig. Ueshima:

 No, no, no.


 (Risate dalla platea)


 Vi presento ora Ietaka Kuki, sacerdote shintoista del Kumano Hongu Taisha.

 A proposito di Kumano Hongu Taisha, in Giappone ci sono circa quattromila santuari shintoisti Kumano. Il Kumano Hongu Taisha rappresenta la sede centrale di questi santuari. Il signor Kuki si dedica alla sua attività all'Hongu Taisha dal 2001.


 (Applausi dalla platea)



 Sig. Kuki:

 Salve, consentitemi di parlare rimanendo seduto.

 Penso che la maggior parte di voi, qui, sappia già qualcosa di Yoshino, Koya e Kumano. In un convegno come questo, varie personalità come il sig. Ueshima, la sig.ra Tanaka e il Prof. Murakami parleranno del patrimonio UNESCO dei Siti sacri e delle Vie dei pellegrini nella penisola di Kii affrontando l'argomento da diverse angolazioni. Potete gentilmente alzare la mano se oggi è la prima volta che partecipate a questo tipo di convegno?


 (Alcune persone alzano la mano in platea)


 Grazie. Tre Siti sacri, collegati tra loro come un unico insieme attraverso i relativi itinerari di pellegrinaggio sui Monti Kii, sono stati annoverati tra i siti patrimonio dell'umanità. Come ha accennato prima il sig. Ido, membro del comitato di coordinamento di zona per la conferenza sui beni culturali mondiali, dal 2017 sono stati dichiarati patrimonio culturale dell'umanità diciassette siti in Giappone. Un fatto che deve rendere orgogliosi i giapponesi e che dimostra come la nostra spiritualità collettiva venga riconosciuta a livello mondiale. Credo che chi è in platea abbia visitato non solo Kumano ma anche altri siti patrimonio dell'umanità.

 Poco fa sono stato presentato come principale leader dei santuari di Kumano in Giappone. Per Kumano si intende il Kumano Sanzan, che consiste in tre grandi santuari, come ben sapete. Diversamente dai tre sanzan (la cui traduzione letterale è "tre montagne") nella Prefettura di Yamagata il Sanzan di Kumano ha il proprio sacerdote shintoista. Io sono stato sacerdote shintoista del Kumano Hongu Taisha per circa sedici anni, come è scritto nel mio profilo a vostra disposizione.

  Anche il Kumano Nachi Taisha, famoso per le sue cascate, ha il proprio sacerdote shintoista. Il sacerdote è il sig. Otokonari. A Shingu c'è il Kumano Hayatama Taisha. Il sacerdote è il sig. Ueno. Credo che ci siano alcune persone che non sanno cos'è il Kumano Sanzan. La parola Sanzan in caratteri cinesi rappresenta, in geografia, tre montagne, ma esprime anche il concetto di tre che diventano uno, come la trinità cristiana. Si potrebbe anche dire che Yoshino, Koya e Kumano sono un'unità indivisibile. Credo che questa indivisibilità o unità armoniosa sia molto importante nel mondo odierno. La profonda unificazione di Yoshino, Koya e Kumano svolge un ruolo importante nella nostra società: si parlerà dell'argomento del sincretismo di shintoismo e buddismo più avanti nel corso di questo incontro. Vorrei parlare di un aspetto legato al Kumano. Spero vi interessi.



 Sig. Ueshima:

 Ci sono molte domande che vorrei porle ma, signor Kuki, quando le si chiede di spiegare cos'è lo shintoismo in una parola, lei cosa risponde?



 Sig. Kuki:

 Lo shintoismo nasce dall'attribuzione di caratteristiche divine alla natura e credo che l'idea di shintoismo derivi dall'ammirazione e il rispetto per la natura. Il Kumano Nachi Taisha vede le divinità nelle cascate e ha fondato il santuario di Kumano Hirou-jinja ai piedi delle cascate. Le persone che visitano il Kumano Nachi Taisha proseguono fino alla cascata, alta 133 metri, e rivolgono a lei le proprie preghiere. A Nachi ci sono molte cascate. La prima è la Nachi Otaki. Sulla montagna ce ne sono una seconda e una terza. Il Kumano Hayatama Taisha nella città di Shingu dispone di un proprio santuario succursale, chiamato santuario di Kamikura, che si trova su una collina con vista sul Canale di Kumano. La divinità del santuario è proprio la grande roccia Gotobiki-iwa, attorno alla quale si può vedere una corda sacra intrecciata, chiamata shimenawa. Il culto della "grande roccia" è presente al santuario di Hanano-iwaya al santuario di Akakura e al santuario di Konouchi. Si pensa che le divinità siano discese all'interno di enormi rocce chiamate Iwakura e che vi dimorino ancora, sotto forma di dei sacri.



 Sig. Ueshima:

 Si dice che il Kumano Hongu Taisha sia stato fondato 2050 anni fa. Come è stato possibile risalire a un periodo così remoto nel caso della storia del Kumano Hongu Taisha?



 Sig. Kuki:

 Esiste un antico giornale che afferma che gli edifici del sacro santuario sono stati fondati a Oyunohara durante il regno del decimo Imperatore Sujin, nel 65 a.C. Giusto mezzo secolo fa l'allora sacerdote del nostro santuario celebrò i 2000 anni del Kumano Hongu. L'anno prossimo, nel 2018, si celebrerà il 2050° anniversario.



 Sig. Ueshima:

 Nel 2011 un disastroso terremoto, definito il Grande terremoto del Giappone orientale, ha colpito la costa est del paese. Fu così devastante da far dimenticare la terribile inondazione della zona di Kishu nel 1889.

 So che l'inondazione del 1889 provocò danni ingenti al Kumano Hongu Taisha. Cosa accadde esattamente?



 Sig. Kuki:

 Oyunohara, il sito più antico dell'Hongu Taisha, fu colpito dall'inondazione e alcune delle strutture e degli edifici furono spazzati via. I fiumi Kumano e Otonashi strariparono e, inoltre in una zona di Yoshino, una parte delle montagne fu interessata da enormi valanghe di terra e roccia, che provocarono disastrosi smottamenti e colate detritiche. Per quanto riguarda le strutture e gli edifici dell'Hongu Taisha e il relativo sito, il sacerdote di allora decise come ricostruirli e, un anno e otto mesi dopo trasferì una parte del materiale recuperato all'attuale sito, riedificando l'Hongu Taisha.

 Ci fu un'inondazione nella nostra zona, circa quattro o cinque anni fa. Distrusse il nostro Zuihoden (il mausoleo) ma gli altri edifici scamparono al disastro. Grazie alla prontezza della popolazione di fronte al disastro naturale, Hongu Taisha si salvò.



 Sig. Ueshima:

 Quando vi fu la grande inondazione del 1889, la foresta della prefettura di Nara a monte era spoglia a causa dell'abbattimento degli alberi. Esiste una relazione in cui si afferma che il disastro sia stato causato dall'eccessivo disboscamento. Cosa ne pensa al riguardo?



 Sig. Kuki:

 Potrebbe essere stata una delle cause del disastro, ma penso che il movimento per la protezione delle montagne del Kumano dalle catastrofi naturali, guidato da Minakata Kumagusu (1867 - 1941), grande personalità della città di Tanabe, abbia contribuito a salvare le montagne. Nel 1889 abbiamo subito una grande inondazione ma grazie alla premura delle persone abbiamo ancora il santuario di Hongu.



 Sig. Ueshima:

 Capisco. Ecco il prossimo ospite, il signor Tanaka da Yoshino. È la persona che si è impegnata a fondo affinché i Siti sacri e le Vie dei pellegrini nella penisola di Kii fossero annoverati tra i siti patrimonio dell'umanità. Ha lavorato per molti anni per il Tempio di Kinpusenji a Yoshino ha svolto un ruolo prominente in qualità di amministratore e capo della propria divisione religiosa e ora è un venerabile anziano del tempio. Non vive a Yoshino, bensì ad Ayabe.


 (Applausi dalla platea)



 Sig. Tanaka:

 I Siti sacri e gli Vie dei pellegrini nella penisola di Kii consistono in tre luoghi sacri, ovvero Yoshino, Kumano e Koya e sono entrati a far parte dei siti patrimonio dell'umanità. Prima di tale inserimento, vi erano tre movimenti separati. Uno dei movimenti voleva che il Kumano Nachi Taisha o le cascate di Nachi venissero registrate come siti patrimonio dell'umanità. Sul Koyasan si assistette alla nascita di un movimento analogo, che ne chiedeva l'iscrizione tra i siti UNESCO. Lo stesso movimento nacque per il Kumano Kodo.

 Ma tali movimenti non furono efficaci. D'altro canto, il Tempio di Kimpusen-ji a Yoshino, dove lavoravo, vantava numerose risorse culturali, che tuttavia non erano note al pubblico. Giunsi alla conclusione che queste meravigliose risorse dovevano diventare famose nel mondo e feci richiesta presso il Comitato del Patrimonio Mondiale per l'iscrizione del Tempio di Kimpusen-ji. L'ultimo a richiedere l'iscrizione fu Yoshino sulla scia dei precedenti tre movimenti. Come risultato, questi quattro movimenti separati divennero un unico, grande movimento grazie al quale Yoshino-Omine, Koya e Kumano furono iscritti insieme come sito patrimonio mondiale nel 2004. Se non avessi avanzato la richiesta i fattori sarebbero stati diversi si e l'iscrizione non sarebbe andata a buon fine. Solo sei mesi dopo, la richiesta di iscrizione di questi Siti sacri come unica aggregazione era sul tavolo del comitato del patrimonio culturale mondiale dell'umanità e veniva esaminato per la successiva delibera. Furono sufficienti solo quattro anni e mezzo dalla prima istanza affinché questi siti venissero registrati. Si tratta di un record mondiale dal punto di vista della rapidità di ammissione da parte del comitato. La gente l'ha paragonato a una pubblicità della Canon.


 (Risate dalla platea)


 Questi sono i retroscena del processo di registrazione. L'istanza è stato solo uno dei miei lavori presso il Tempio di Kimpusen-ji.

 Vorrei presentarvi lo Yoshino Omine e il Tempio di Kimpusen-ji. Penso che la maggior parte delle persone che vivono nella regione di Kanto non abbia mai visto i sacerdoti di montagna. Ho portato un video promozionale del Tempio di Kimpusen-ji in modo che tutti voi possiate vedere alcune immagini che li ritraggono. Questo video è stato realizzato da una regista della prefettura di Nara Naomi Kawase, che ha vinto un premio grand-prix al festival del cinema di Cannes. Per questo video ho parlato per 45 minuti davanti alla telecamera, ma mi si vede solo per quattro secondi.


 (Risate dalla platea)


 Questo video vi offre alcune immagini del Tempio di Kimpusen-ji e il mio primo piano. La faccia è così grande che temo ve la sognerete stanotte. Buona visione.



 Sig. Ueshima:

  Il racconto è stato meraviglioso.



 Sig. Tanaka:

 Sì.



 Sig. Ueshima:

 Quella è la regista Kawase?



 Sig. Tanaka:

 Sì, è lei.



 Sig. Ueshima:

 Wow, è fantastico.



 Sig. Tanaka:

 Nella sua serie di lungometraggi "Beautiful Japan", ovvero i lavori numero 24 e 25, il video non ha audio.

 Ci sono solo uno o due video senza sonoro e secondo lei sono i migliori.


 (Risate dalla platea)


  Spero che il video sarà in grado di presentarmi brevemente. Auguro a tutti un buon convegno.


  (Applausi dalla platea)



 Sig. Ueshima:

 Sin dai tempi antichi, i Monti Kii sono stati costellati di luoghi di culto e addestramento per i monaci di montagna e questi luoghi sono sempre stati strettamente collegati tra loro tramite sentieri. Per questo motivo fedi e addestramenti eterogenei furono integrati in un'ampia rete religiosa nel Kumano. A proposito di Kumano Sanro, questa pratica consisteva nell'isolarsi sulle montagne del Kumano. Penso che lo scopo del Kumano Sanro fosse raggiungere una qualche forma di illuminazione da parte delle divinità, attraverso l'addestramento, i sogni e la preghiera. Ricerche e indagini portarono al ritrovamento di numerosi luoghi di addestramento dei monaci delle montagne in tutta la Penisola di Kii; al centro di questa rete troviamo il sentiero di Omine "Okugake-do".

 Il sentiero Omine Okugake va da Yoshino Omine a Hongu Taisha. Non si sottolineerà mai abbastanza il fatto che la storia religiosa del Giappone si basi sugli sforzi e le attività di antichi personaggi come En-no-Gyoja (nato nel 634), nel VII secolo. Sig. Tanaka, potrebbe descrivere lo Shugendo (ascetismo delle montagne)?



 Sig. Tanaka:

 Lo Shugendo ha tre principali caratteristiche.

 La prima è la religione delle montagne. Significa affidarsi alle montagne e ai prati. Il luogo di addestramento religioso è la natura. La natura è come una scuola di addestramento.

 La seconda caratteristica è il pragmatismo, senza lasciarsi inglobare dalle dottrine delle diverse religioni. Shugen significa ottenere qualcosa attraverso le attività quotidiane e l'addestramento nella natura. Con lo Shugen le persone ottengono dei poteri magici detti genriki. È un'illuminazione proveniente dalle divinità o di una qualche ispirazione proveniente dal proprio "Io" interiore. Non ci sono barriere tra le varie religioni. Monaci e sacerdoti appartenenti a diverse scuole buddiste o shintoiste si riuniscono e percorrono i sentieri per ricevere l'addestramento qui, in questa regione. A tal proposito, i siti di Yoshino Omine, Koya e Kumano sono aperti a chiunque abbia un obiettivo da raggiungere.

 La terza caratteristica è il fatto che lo Shugendo sia un tipo di politeismo in cui Buddha, Kami e divinità scintoisti coesistono. Ma ne parleremo più tardi.


 (Applausi dalla platea)



 Sig. Ueshima:

 Signora Kawasaki, le chiedo gentilmente di presentarsi per la fine della prima sessione.



 Sig.ra Kawasaki:

 Grazie di avermi presentato. Mi chiamo Hitomi Kawasaki e svolgo studi e ricerche sui bonsai a Kyoto. Grazie di avermi invitato a questo convegno oggi. Esistono due modi di apprezzare i bonsai. Una è il piacere di coltivare piante e alberi bonsai e l'altra consiste nella gioia di vederli e ammirarli. Quando dico alla gente che studio e svolgo ricerche sui bonsai, di solito mi viene chiesto quante piante bonsai abbia. A dimostrazione del fatto che per le persone esiste solo il piacere di coltivarli.

 Per curare alberi e piante è necessario annaffiarli tutti i giorni ed è piuttosto difficile occuparsene quando si vive una vita fitta di impegni. Ma anche le persone più occupate potrebbero godersi i bonsai se conoscessero il piacere della loro contemplazione.

 Questo è un pino nero di circa 200 anni. I bonsai di età superiore a cento anni vengono chiamati densho bonsai e tramandati da un proprietario all'altro, di generazione in generazione. Nelle mostre di bonsai spesso si espone questo tipo di densho bonsai. Io invito la gente a scoprire il piacere dei bonsai. Ad ogni modo, quando mi viene chiesto cos'è un bonsai, di solito utilizzo una definizione di bonsai facile da comprendere, che sia nota al pubblico.

 "Il bonsai è una tecnica di coltivazione di piante e alberi all'interno di un vaso o una ciotola. Solitamente durante il processo di coltivazione di alberi e piante si deve tener conto della loro forma e della disposizione all'interno del contenitore e si dovrebbero riprodurre le condizioni che si osservano in natura. Si tratta di un metodo di giardinaggio estremamente sofisticato. La definizione di bonsai è complicata per via dei diversi modi di vedere dei singoli individui ma è una forma d'arte spettacolare, in cui una pianta viene tramandata di generazione in generazione per centinaia di anni." (Mori Kazuo: Eastern Asia Wildlife Research Organization)

 Spesso mi viene chiesta la differenza tra un bonsai e un albero o una pianta che viene fatta semplicemente crescere in un vaso o una ciotola. Il bonsai copia la natura. Ma quando si copia la natura con un bonsai, non la si riproduce per il semplice gusto di farlo. Il punto chiave della coltivazione dei bonsai è fare in modo che la somiglianza del proprio pino a un pino vada ben oltre alla semplice forma dell'albero in sé. È importante esprimere il proprio modo di pensare e comprendere la natura, domandandosi com'è la natura stessa. Penso che ci si dovrebbe attenere a questo modo di pensare e comprendere le cose quando ci si prende cura di un bonsai. Questa è la differenza. C'è un altro punto importante. Si deve riprodurre un buon ambiente del sistema geologico. In questo modo, l'ambiente all'interno del vaso riproduce le condizioni in cui i batteri e i microorganismi possono essere attivi. Il mondo dei bonsai ha un suo modo di pensare le procedure e i fattori in gioco.

 Vi faccio una domanda. A quale categoria appartengono i bonsai: arte o giardinaggio? La risposta è entrambe. Penso che quella dei bonsai non sia solo arte ma anche scienza. Penso che sia più facile considerare i bonsai come una forma sia di arte che di scienza se si pensa alla parola in caratteri cinesi Kanji 園芸 (engei).

 Lavoro come ricercatrice bonsai con il titolo di "bonsai moderno". Nell'aprile del 2017 vi fu una mostra mondiale di bonsai. "Bonsai moderno" è diventata una parola chiave in alcuni settori commerciali. Da allora, si sono diffusi numerosi nuovi stili di bonsai e di prodotti simili ai bonsai. Di fronte a una moda del genere, mi sono chiesta in che modo considerare il bonsai come oggetto della mia ricerca.

 Quando valuto un bonsai, applico tre principali criteri di valutazione.

 1. Se il bonsai dimostra o manifesta rispetto per la natura

 2. Se il bonsai è in grado di vivere a lungo

 3. Se è stato fatto in modo da sembrare grande pur essendo piccolo

 Uno degli obiettivi del mio lavoro è far capire alle persone che il loro concetto di bonsai non è altro che un malinteso. Quando faccio riferimento ai bonsai, le persone dicono sempre che mi interesso e mi piacciono le cose vecchie.

 La storia dei bonsai è lunga e ha come protagoniste delle piante vive. Uno degli scopi del bonsai è far vivere a lungo le piante in vasi e ciotole. Quindi, in un certo senso, lavoriamo sul bonsai utilizzando le competenze e i mezzi più innovativi, proprio come fanno i medici con i propri pazienti. Il concetto e la conoscenza dei bonsai si sviluppa giorno dopo giorno e anno dopo anno. Lavoro con i bonsai considerandoli un oggetto d'avanguardia.



 Sig. Ueshima:

 Il bonsai ha origine in Giappone?



 Sig.ra Kawasaki:

 Il bonsai nasce in Cina. Questa è la pittura parietale più antica al mondo, che si trova nella tomba di un figlio dell'Imperatrice Wi Zetian. Nell'immagine si vedono alcune piante su roccia, all'interno di un vaso. Si dice che questo sia il dato più antico riguardante il bonsai. Perché il bonsai nasce in Cina? In Cina esiste una fede chiamata Taoismo. Si tratta di una delle fedi praticate dai cittadini comuni.

 I monaci e i credenti taoisti si sottopongono ad addestramenti finalizzati a diventare eremiti sulle montagne. Come ben sapete, la pittura di montagna sansui cerca di illustrare in modo concreto dei paesaggi montani fantastici e utopici.

 I disegni e i dipinti sono opere bidimensionali. A un certo punto, le persone iniziarono a esprimersi utilizzando oggetti sotto forma di rappresentazioni tridimensionali. Tale espressione assunse la forma successivamente, del giardinaggio. Inoltre, si cercavano di riprodurre in vaso dei veri e propri giardini del regno di Utopia. Il bonkei, il paesaggio naturale riprodotto in vaso, nacque in questo modo.

 In tal senso, si potrebbe dire che bonsai e bonkei hanno avuto inizio sotto forma di arti religiose.

 Si dice che, dalla Cina, il bonkei sia stato introdotto in Giappone durante il periodo Heian. Questa foto rappresenta il dato più antico relativo ai bonsai in Giappone. È un rotolo che narra la storia del monaco buddista Saigyo.

 In quel periodo, quando il bonkei arrivò in Giappone, le persone copiavano il bonkei cinese. Alla gente piaceva coltivare piante e alberi su roccia. Preparavano una rastrelliera in legno, vi mettevano sopra una roccia e su quest'ultima coltivavano poi piante e alberi. Attualmente, questo stile si chiama Ishizuki Bonsai: alberi e piante sono fissati alla roccia.

 Qui ho un altro famoso rotolo. Si tratta di un rotolo del Kasuga Taisha Gongen (incarnazione di una divinità).

 Mostra la scena di un giardino appartenente a un nobile. Ci sono bonsai Ishizuki e Bonseki su una rastrelliera di legno, simile al Bonkei cinese. All'epoca, non venivano chiamati bonsai ma Bonsan. Da allora, il Bonkei cinese iniziò a trasformarsi nel bonsai giapponese, caratterizzato da un'atmosfera e un aspetto unici.

 Esiste un altro rotolo risalente al 1351, nel periodo della Dinastia del nord e del sud in Giappone. Fu realizzato circa cinquant'anni dopo il rotolo del Kasuga Taisha Gongen. Il bonsai sul rotolo ha uno stile simile a quello moderno dei giorni nostri. Questa è la foto del rotolo.

 Se confrontiamo questi rotoli, possiamo vedere come il Bonkei cinese si sia trasformato nel bonsai giapponese. E, nel corso di tale trasformazione, i giapponesi iniziarono a rispettare e adorare gli alberi divini presenti sui terreni dei santuari. In qualità di ricercatrice, penso che il loro atteggiamento possa derivare dall'adorazione dei giganteschi alberi presenti in natura. Immagino che alcuni di voi si domanderanno perché un'esperta di bonsai sia stata invitata a questo convegno. Penso che il bonsai abbia in qualche modo a che fare con i Luoghi sacri e le Vie dei pellegrini nella penisola di Kii.

 Il Bonsai è "un mondo di inclinazioni o passioni". Il punto di vista o di valutazione del bonsai varia da una persona all'altra. Tuttavia, in termini di valori universali, si può dire che più il bonsai diventa vecchio e antico, maggiore e migliore è il suo valore. Penso che la longevità del bonsai possa derivare dall'adorazione dei grandi alberi e dalla fede animista, che suscita sentimenti solenni.

 Per quanto riguarda la sincronizzazione di shintoismo e buddismo, ho trovato difficoltà a studiarli in quanto non disponevo di dati o informazioni sufficienti. Oggi sono venuta qui nella speranza di ottenere alcune idee o consigli per il mio lavoro. Grazie.



 Sig. Ueshima:

 Grazie. Le auguriamo di ottenere un buon risultato.








 < Luoghi e sentieri sacri >



 Sig. Ueshima:

 Ascoltando la sua introduzione, ho saputo che il sig. Tanaka ha svolto un ruolo importante nell'iscrizione dei siti e dei sentieri nel patrimonio mondiale.



 Sig. Tanaka:

 Se non lo avessi accennato, qualcun altro se ne sarebbe preso il merito. In fatti, ci sono tre persone che affermano di averlo fatto. Quindi, vorrei che sapeste che gran parte del successo dell'iscrizione è merito mio.


 (Risate dalla platea)



 Sig. Ueshima:

 A proposito, so che lei ha alcune rimostranze riguardo al nome "Siti sacri e Vie dei pellegrini nella penisola di Kii".



 Sig. Tanaka:

 Esattamente. È vero che mi sono lamentato parecchio al riguardo. Spesso ho sentito persone dire che il Kumano Kodo è stato eletto patrimonio dell'UNESCO con gran facilità. Sono stato invitato a partecipare a conferenze e convegni per una settantina di volte come oratore ospite nell'anno in cui il Kumano Kodo è diventato sito patrimonio dell'umanità. Quando gli organizzatori mi invitavano, dicevano sempre che avrebbero voluto che partecipassi e parlassi di come il Kumano Kodo era diventato un sito dell'UNESCO. Io rispondevo così: "Non so molto sul Kumano Kodo, ma posso parlare di Yoshino Omine". Allora mi dicevano "Va bene". In questo contesto, penso che Yoshino Omine venga ritenuto un elemento insignificante e aggiuntivo. Il motivo è il nome "Siti sacri e Vie dei pellegrini nella penisola di Kii". I Monti Kii sono formati dal territorio di Kishu e da quello di Ise. La parola Kii in caratteri Kanji è formata dal primo carattere di questi due territori, ovvero Ki e I . Ma non contiene né Koya, né Yoshino. E poi... parlando del logo realizzato dalle tre prefetture si vedono solo tre montagne. Si descrive la penisola di Kii solo dalla prospettiva del Kumano Sanzan. Dimenticandosi di Koya e Yoshino.


 (Risate dalla platea)


 In più, questo sito patrimonio dell'umanità è formato da tre siti sacri e itinerari di pellegrinaggio. Il Kumano Kodo fa indubbiamente parte degli itinerari, così come il sentiero Choishi-michi verso Koyasan. Il sentiero Choishi-michi, di cui ha effettuato i rilievi il Prof. Murakami, è stato registrato lo scorso anno. A Yoshino abbiamo il sentiero Omine Okugake. È vero che il Kumano Kodo e i sentieri Choishi-michi sono Vie dei pellegrini, ma il sentiero Omine Okugake non lo è. Si tratta di un sentiero utilizzato per l'addestramento dei sacerdoti di montagna. Se percorri il sentiero come pellegrino, rischi di essere attaccato e sbranato dagli orsi.


 (Risate dalla platea)


 È il sentiero che monaci e sacerdoti utilizzano per addestrarsi, rischiando la propria vita. Inizia a Yoshino e raggiunge Kumano. Quando si parte da Kumano, si raggiunge Yoshino. In un certo senso, il sentiero dà l'idea di un pellegrinaggio. Lo scopo di percorrere il sentiero non è l'adorazione o l'offerta di preghiere alle divinità ma l'auto-addestramento sulle montagne. Il sentiero è il luogo dell'addestramento. Ecco perché il sentiero Omine Okugake non è inserito nelle Vie dei pellegrini. Ho avanzato una lamentela in tal senso e ne ho parlato anni fa.



 Sig. Ueshima:

 A proposito, quante volte ha percorso il sentiero Omine Okugake, sig. Tanaka?



 Sig. Tanaka:

 Diciassette volte. Non mi piace camminare in montagna, ma lì ho dovuto camminare. Di recente, qualcuno mi ha detto "non sei obbligato a camminare". Così, non ho più camminato molto spesso.


 (Risate dalla platea)



 Sig. Ueshima:

 Ha percorso il sentiero diciassette volte. Eccezionale! Le va di descriverci un po' il sentiero Omine Okugake?



 Sig. Tanaka:

 Come ho detto poco fa, il sentiero Omine Okugake non è un sentiero per pellegrini ma piuttosto un luogo di addestramento. Collega Yoshino con Kumano. È diverso dagli altri sentieri attraverso i quali si può andare ai santuari o ai templi per ricevere benedizioni dalle relative divinità.

 Ad esempio, durante il cammino, ci si deve allenare o svolgere pratiche spirituali chiamate gyo su alcune alte pareti rocciose come i Nabiki. Ora ci sono 75 Nabiki, ma nell'antichità ce n'erano più di un centinaio, oltre a decine di punti considerati luoghi sacri di addestramento per gli asceti. Anche En-no-Gyoja, il fondatore dell'ascetismo, svolse il suo addestramento in questi luoghi.

 Il sentiero che da Kumano va a Yoshino si chiama Jun-no-mine ("mine" significa cima) mentre quello che va da Yoshino a Kumano si chiama Gyaku-no-mine, pur trattandosi dello stesso sentiero. Verso nord, dal Monte Shakadake, c'è un luogo di preghiera chiamato Ryobu-wake.

L'area di Yoshino, a nord della cima, si chiama Kongokai e rappresenta il mondo maschile, mentre l'area di Kumano, a sud della cima, si chiama Taizokai e rappresenta il mondo femminile. Quando questi due mondi si uniscono si materializza il mondo sacro.

 Monaci, sacerdoti e asceti svolgono il proprio addestramento seguendo gli insegnamenti esoterici. Tra queste cime vi sono Fugendake, Shakadake e Dainichidake, ciascuna delle quali ha nomi buddisti. Quando si percorrono i sentieri su queste cime, ci si sente come se si stesse viaggiando nel mondo dei mandala.



 Sig. Ueshima:

 Prof. Murakami, può parlarci brevemente dell'itinerario di Choishi-michi, che è stato appena aggiunto?



 Prof. Murakami:

 Va bene se continuo la mia presentazione partendo da lì?


 (Risate dalla platea)


 Quando andai a Koyasan nel 1990, pensai a quale tipo di studi avrei dovuto dedicarmi. Kukai era al centro dei miei studi, ma sapevo che oltre a questo argomento ve ne erano molti altri. Questo perché penso che le religioni siano vive e in continuo mutamento, anno dopo anno. Non si può spiegare con la logica. Pensavo a come avrei potuto dimostrare che le religioni sono vive e in continuo mutamento. Così, iniziai a studiare il tema "La Fede e la Via".

 La fede non si pratica davanti al proprio altare domestico: per essere fedele ad alcuni dei ci si deve recare ai santuari o ai templi per offrire le proprie preghiere, viaggiando a piedi per pregare o facendo un pellegrinaggio. Questo sarebbe diventato il tema del mio studio. Iniziai nel 1991. Coinvolsi alcuni membri dello staff dell'Università di Koyasan perché insomma... avevo paura di andarmene tutto da solo per i sentieri.


 (Risate dalla platea)


 Ad ogni modo, avrei dovuto camminare su montagne alte mille metri. Se fossi andato da solo, avrei rischiato la vita. Così, camminammo in gruppo, facendo suonare delle campane per tenere lontani gli orsi. Ho viaggiato a piedi con una ventina di persone, compreso il nostro staff e alcuni abitanti di Koya, due o tre volte all'anno.

 Ci sono sette sentieri che portano a Koyasan. Ovviamente ce ne sono molti altri che non vale la pena di percorrere.


 (Risate dalla platea)


 C'è un antico sentiero per fedeli che si pensa sia quello utilizzato da Kukai quando scese dal Koyasan. È uno dei sentieri Choishi-michi che parte dal fiume Kinokawa e arriva al Koyasan. Camminò fino a Koyasan da Yoshino e poi andò ad Amano, dove si trova il santuario di Nyutsuhime. Sono sicuro che debba aver percorso quell'antico sentiero.

 C'è un altro sentiero per fedeli che porta a Kumano. Si chiama Kohechi. Percorsi questi due itinerari prima di percorrerne altri. Dopo il cammino, raccolsi degli appunti di viaggio e scrissi alcuni articoli per il giornale religioso che veniva pubblicato due volte al mese dalla setta buddista Shingon a Koyasan. Il titolo dell'articolo era La via per Koyasan. Ricevetti una certa somma come pagamento per i manoscritti e la misi da parte per spenderla durante un viaggio di gruppo alle fonti termali di Onsen. Pensai, "Se faccio così, posso continuare a lavorare al mio studio anche in futuro." Per cinque anni, quindi, feci dei viaggi a piedi in varie zone. Il mio manoscritto originale sui siti patrimonio dell'umanità si basa su queste esperienze.

 All'epoca non pensavo all'UNESCO. Pensavo solo che mi sarebbe piaciuto percorrere i sentieri della fede, ma guardando indietro a quei giorni... ah, quanti minuti sono passati?


 (Risate dalla platea)


 C'è un sentiero che parte da Koya e porta a Kumano. All'epoca era un sentiero meraviglioso. Un giorno, mentre lo stavamo percorrendo, vidi che il percorso era stato tagliato dalla strada panoramica Koya Skyline Highway. C'era comunque un passaggio lungo il bordo della strada. Era una splendida giornata autunnale. Dato che le foglie degli alberi cadono in autunno, potevamo vedere fino alla fine della catena montuosa e il panorama era fantastico. Mentre camminavamo, sentimmo alcuni suoni.

 Ci avvicinammo al punto dal quale provenivano e vedemmo un bulldozer che stava distruggendo il sentiero.

 Alcuni anni più tardi le parole "patrimonio dell'umanità" sarebbero state sulla bocca di tutti. Ma mi deluse il fatto che l'antico sentiero fosse stato distrutto in alcuni tratti. Tutti quei luoghi nelle vicinanze, degni di essere visitati, sono stati danneggiati e distrutti. Fu l'inizio del mio studio.

 Credo che il successo dell'iscrizione debba molto al sig. Tanaka. Anche se non posso competere con il sig. Tanaka, ho scritto alcuni articoli su cinque o sei sentieri che portano a Koya. Alcune persone a Koyasan dicono che gli articoli sono stati molto utili al momento dell'istanza di iscrizione dei siti patrimonio dell'umanità. Io oggi sono qui per questo motivo. Più tardi credo che parlerò del vero significato dei Siti sacri e delle Vie dei pellegrini nella penisola di Kii. È oggetto di studi religiosi. Grazie.



 Sig. Ueshima:

 Molte grazie, Prof. Murakami Effettivamente, gli oratori di oggi sono eccezionali.

 Beh, signor Kuki, il Kumano Kodo è diventato molto famoso. Ha qualche commento in proposito?



 Sig. Kuki:

 Ascoltando l'intervento del Sig. Tanaka, avrete capito che molte persone associano i Siti sacri nella penisola di Kii al Kumano Kodo in parte per via della scelta del nome del patrimonio dell'umanità.

 Insieme al Kumano Kodo sono stati realizzati novantanove santuari oji lungo il sentiero da Osaka a Tanabe e da Tanabe al Kumano Nachi Taisha, attraverso il Kumano Hongu Taisha e il Kumano Hayatama Taisha (in realtà i santuari oji sono più di 99). Ancora oggi le divinità risiedono in questi santuari oji, che svolgono il ruolo di segnavia per garantire un viaggio sicuro.



 Sig. Ueshima:

 Fu dopo il diciassettesimo secolo che il pellegrinaggio a Kumano divenne incredibilmente popolare tra la gente comune e, di conseguenza, la fede di Kumano iniziò a diffondersi in tutto il paese. Si dice che ci siano circa quattromila santuari succursali di Kumano da Hokkaido alle isole Okinawa. Perché ce ne sono così tanti?



 Sig. Kuki:

 Quella del Kumano è un'area dalla mentalità aperta, che ha accettato chiunque: uomini o donne, ricchi o poveri, puri o impuri. È stato solo nell'anno 907, quando l'Imperatore Uda fece il pellegrinaggio a Kumano dopo aver abdicato, che questo itinerario religioso divenne popolare. I sentieri percorsi dall'Imperatore Kazan dopo la sua abdicazione e dall'Imperatore Shirakawa dopo il suo ritiro videro il passaggio di decine di migliaia di pellegrini per oltre 300 anni a partire da allora.

 Inoltre, uno dei motivi per cui il pellegrinaggio divenne popolare fu il Fudaraku-tokai. (Si tratta di una pratica religiosa di abnegazione che si svolgeva nel periodo medievale. Un monaco nell'intraprendere il suo percorso di pratica, avrebbe preso il largo in mare in una piccola barca a vela, senza remi né timone, nella speranza di arrivare nel paradiso meridionale dei Bodhisattva della Compassione.) Il Kumano si trova sulla punta meridionale della Penisola di Kii e secondo alcuni antichi scritti, questa pratica venne svolta più di venti volte dai monaci tra l'anno 868 e il periodo Edo.

 Nel folklore locale si narra che l'imbarcazione sacrificale andava alla deriva trascinata dalla Corrente Nera fino ad alcune terre dove dimoravano le divinità di Kumano. A Okinawa ci sono otto santuari Ryukyu, di cui sette denominati santuari di Kumano.

 Il fatto che ci siano così tanti santuari di Kumano lungo le coste delle prefetture di Chiba, Fukushima e Aichi è un altro motivo.

 Chiba è numericamente la prefettura più grande. Vanta 270 santuari di Kumano. Oltre a ciò, in epoca medievale venne donato a questi luoghi un gran numero di feudi da parte di potenti e influenti personalità del paese. I santuari di Kumano vennero costruiti proprio in questi luoghi.



 Sig. Ueshima:

 Prof. Murakami, vuole fare qualche commento sulle Vie dei pellegrini?



 Prof. Murakami:

 Secondo il sig. Tanaka, i Siti sacri e le Vie dei pellegrini non sono luoghi per l'addestramento o la pratica. Penso che sia un modo di pensare moderno. Parlando di strade, noi pensiamo che queste siano semplicemente i percorsi sui quali camminiamo o viaggiamo in autobus. Nel senso comune, le strade sono vie che collegano un punto a un altro. Perché ho percorso a piedi le sette Vie dei pellegrini di Koya seguendo il tema dei percorsi di fede?

 Se lo faceste, ne capireste il motivo. A dire il vero, lo stesso atto del camminare è di per sé un addestramento spirituale o mentale. Ad esempio, anche aristocratici come Michinaga e Yorimichi Fujiwara scesero dalle proprie portantine per arrampicarsi lungo il pendio che dal Tempio di Jison-in porta al Koyasan. Michinaga, che era capo consigliere dell'Imperatore, camminò indossando sandali di paglia. La distanza era circa diciotto chilometri. Ogni cento metri lungo il pendio c'era un segnavia choishi-mishi. Questo fatto, da solo, dimostra che la strada stessa costituisce il luogo di addestramento.

 Nel XIV secolo l'Imperatore era Gouda. Fintanto che un imperatore sedeva sul trono, non gli era concesso di uscire (lasciare il perimetro del palazzo) liberamente. Dopo aver rinunciato al trono, poteva andare ovunque volesse.

 Alcuni andavano alle sorgenti termali di Onsen, altri percorrevano i sentieri per pellegrini. Quando si ritirò, l'Imperatore Gouda si arrampicò per il pendio con 180 segnavia choisi-michi dal tempo di Jison-in. Si arrampicò per il pendio inginocchiandosi e recitando preghiere a ogni segnavia choishi-michi. Camminò tutta la notte, nonostante la pioggia e il temporale. Alla fine, svenne per il freddo e la fatica.

 Molti dei suoi servitori e delle persone del suo seguito lo accompagnarono. Uno di loro chiese all'ex imperatore di farsi trasportare sulla portantina e lui si infuriò molto, dicendo che era nel bel mezzo del suo addestramento per arrivare ai piedi di Kukai (Kobo-daishi).

 L'Imperatore Gouda svenne ma, al mattino presto del giorno successivo, riuscì a raggiungere la cima. Per l'ex imperatore, percorrere il sentiero a piedi, recitando preghiere in corrispondenza di ogni segnavia, rappresentava un pellegrinaggio.

 Un minuto fa si parlava di collegare semplicemente il punto A con il punto B tramite una strada.

 Si può andare da un punto all'altro in automobile. In questo caso non si tratta di un pellegrinaggio. È semplicemente un viaggio. Lo stesso atto di camminare e posare i piedi sulla strada, uno dopo l'altro, ha un proprio significato. Questo si può tradurre in fede o credo religioso. Io stesso me ne sono reso conto dopo aver percorso il sentiero. Pertanto, l'attività del percorrere a piedi gli itinerari va di pari passo con la fede e l'addestramento. Da questo punto di vista, ciò che vorrei farvi capire è che secondo me si sarebbe dovuta aggiungere la dicitura "Vie di addestramento e pellegrinaggio".



 Sig. Ueshima:

  Cosa ne pensa al riguardo, sig. Tanaka?



 Sig. Tanaka:

 Sono d'accordo.


 (Risate dalla platea)



 Sig. Ueshima:

 E lei, signora Kawasaki?



 Sig.ra Kawasaki:

 A dire la verità, quando mi venne chiesto di fare un intervento in questo convegno, non avevo ancora percorso il sentiero. Avevo fatto richiesta per un viaggio organizzato, ma a causa di un tifone non fu possibile. Quando decisi di fare il viaggio a piedi, feci molte ricerche riguardanti il sentiero. Lasciate che ve ne parli.

 In seguito alla mia ricerca, scoprii che c'erano molti volantini sul sentiero e che ciascuna delle tre prefetture aveva il proprio punto di vista al riguardo. Pensavo che ci fossero troppe informazioni da assimilare e avevo l'impressione che la maggior parte di questi punti di vista si occupassero, in qualche modo, più degli aspetti amministrativi dei governi locali.

 Chi vuole veramente percorrere il sentiero ha semplicemente bisogno di una buona cartina che evidenzi i punti di interesse perché la gente pensa che non sia necessario portare con sé troppe cose durante la camminata. È meglio avere un bagaglio leggero quando si viaggia a piedi. Come pellegrina, mi aspetto che le autorità offrano dati e applicazioni adeguate in merito al pellegrinaggio.



 Signor Kuki

 Come ho detto prima, le singole prefetture di Mie, Nara e Wakayama hanno lavorato ai progetti dei Siti sacri e delle Vie dei pellegrini a modo proprio. Questo è il punto che rende in un certo senso difficile decidere dove andare per avere un riscontro emotivo a Kumano. Inoltre, anche nella prefettura di Mie ci sono i Santuari di Hanano-iwaya e Ubuta-jinja che sono strettamente legati al Kumano-sanzan, benché separati da esso dal confine della prefettura.

 Oggi, sabato, è accorso qui un vasto pubblico, proveniente da diverse zone e nonostante i propri impegni. Nessuno si è neppure alzato dalla propria sedia. Credo che questo dimostri che tutti coloro che sono qui vogliono trarre qualcosa da questo convegno. Quindi, auspico che gli amministratori e le autorità pensino a ciò che è emerso da questa tavola rotonda.



 Sig. Ueshima:

 Dato che vivo a Tokyo, ho un'idea molto enigmatica del Kumano. Penso che il "boom del Kumano" si sia verificato in occasione di ogni svolta storica.

 Ad esempio, il periodo in cui il concetto o la parola Kumano emerse per la prima volta fu quello in cui l'Imperatore Jimmu creò il Giappone, agli albori della storia giapponese. L'era Hogen e il periodo della guerra Heiji nel XII secolo furono anch'essi una svolta storica. Fu il momento in cui si passò dall'antico regime al medioevo.

L'ex imperatore Gotoba fece un sogno in cui riceveva un messaggio dalle divinità del Kumano, le quali preannunciavano una disastrosa guerra negli anni a venire.

 Nel XXI secolo, i Siti sacri e le Vie dei pellegrini divennero uno dei siti patrimonio dell'umanità. I boom del Kumano sembrano verificarsi storicamente ogni cento anni. Sig. Kuki, cosa si ottiene facendo un pellegrinaggio al Kumano?



 Sig. Kuki:

 Prima di tutto, la rinascita. Quando le persone iniziano a dedicarsi a qualcosa di nuovo, visitano il Kumano. Lo fanno per capire da dove vengono e dove andranno. Poi vanno avanti con la propria vita. In questo senso, Kumano può essere considerato un luogo in cui si può ottenere qualcosa di spirituale su cui fare affidamento.



 Sig. Tanaka:

 Gli aristocratici che perdevano il proprio potere a corte a causa degli intrighi politici spesso scappavano a Kumano. Tra essi, Oamano-oji fu l'unico a non perdere il proprio potere nella guerra Jinshin del VII secolo. Minamoto Yoshitsune venne nel XII secolo nel periodo Kamakura. Nel XIV secolo (periodo della Dinastia delle Corti del Sud e del Nord) l'ex imperatore Godaigo fuggì a Yoshino e vi morì. Che fosse Yoshino o Kumano, le persone vi attribuivano un'idea di rinascita o lo consideravano un luogo in cui proporsi nuove sfide, credo. Io immagino che le persone percepiscano il potere del rinnovamento e della rinascita quando sono immersi nelle montagne della Penisola del Kii, nel mezzo di una natura ispiratrice.



 Sig. Kuki:

 Oyunohara ha la forma di un ventre. Quando le persone ci si recano, riescono a sbarazzarsi dei sentimenti negativi delle proprie vite e a purificarsi con l'acqua del fiume, come a simboleggiare un nuovo inizio. Si avventurano in un nuovo mondo, dove possono sperimentare la rinascita attraverso la preghiera. Poi, alla fine, possono tornare alla loro vita di tutti i giorni.



 Sig. Tanaka:

 La pratica dell'ascetismo Yoshino chiamata Okugake Shugyo iniziò con la purificazione attraverso l'acqua del fiume Yoshino e finì con la purificazione nel fiume Otonashi che scorreva dietro l'antico sito di Hongu Taisha fino all'alluvione del periodo Meiji. Nascere nell'acqua e rinascere nell'acqua nella pratica Shugen viene definito rinascere dopo una "finta morte". L'ottenimento di un qualche potere spirituale tramite l'esperienza della "finta morte" e della rinascita era ritenuto uno dei metodi di addestramento nello Shugen.



 Sig. Ueshima:

 Kukai fu colui che ebbe un'enorme influenza nella società buddista giapponese. Egli praticava anche l'ascetismo Shugen delle montagne. Ma si sentì sperduto dinnanzi alle molte informazioni e conoscenze inattese e tentò di introdurre un buddismo esoterico formale direttamente dalla Dinastia Tang cinese.

 Andò in Cina nell'804 in qualità di membro missionario presso la Dinastia Tang. Fondò il Tempio di Kongobuji a Koyasan nell'816, due anni dopo il suo ritorno dalla Cina. Si dice che molte persone illustri vennero a Kumano. Ma ci sono registri o diari che dimostrino che Kukai sia venuto a Kumano?



 Sig. Kuki:

 Non ci sono testimonianze scritte di una visita a Kumano da parte di Kukai, anche se ve ne sono alcune di visite di ex imperatori. Il Tempio di Nyutsuhime è strettamente legato a Kukai.



 Sig. Ueshima:

 Vi sono antiche testimonianze secondo le quali Kukai avrebbe viaggiato da Yoshino a Tenkawa per un giorno per poi dirigersi a ovest per due giorni e trovare il Koyasan. Ma non è possibile affermare che sia andato a sud verso Kumano.



 Prof. Murakami:

 Non penso sia andato a Kumano. Non ci andò.


  (Risate dalla platea)


 Oggi si può andare ovunque in auto. A quell'epoca le persone dovevano spostarsi a piedi. Per andare a Kumano si dovevano attraversare le montagne. Per percorrere a piedi le montagne in quell'area erano necessari dei permessi. Farlo significava passare attraverso terreni o proprietà altrui. Senza un permesso, non era consentito farlo.

 L'area in cui passò a piedi Kukai era principalmente quella lungo il fiume Kinokawa. Ogni fiume ha la propria divinità. Se il fiume è diverso, la divinità è diversa. Le divinità delle montagne sono differenti. Quindi, a Kukai fu consentito di camminare sulle montagne lungo il fiume Kinokawa ma non poté camminare sulle montagne del Kumano.

 Pensandola così, credo che non sia mai andato a Kumano. Tuttavia, andò sul Monte Misen in omaggio a Benten (dea Saraswati).








 <Shinbutsu-shugo (Sincretismo tra shintoismo e buddismo)>



 Sig. Ueshima:

 Ora parliamo dello Shinbutsu-shugo.

 Il Daibutsu (una gigantesca statua buddista) nel Tempio di Todaiji fu costruito a Nara nel periodo Nara dell'ottavo secolo. Il Santuario di Usa-hachimangu a Kyushu svolse un ruolo importante in questo progetto. Per questo motivo, viene naturale pensare che lo Shinbutsu-shugo esistesse già nell'ottavo secolo. Signora Kawasaki, dato che il bonsai è legato alla visione del mondo, penso che abbia qualcosa a che fare con la fede e la religione. Le capita mai di avere l'impressione di percepire lo Shinbutsu-shugo in svariate occasioni, anche nella vita di tutti i giorni?



 Sig.ra Kawasaki:

 La mia esperienza nei confronti dello Shinbutsu-shugo è composta da una serie di elementi. C'è l'altare di una divinità shintoista in casa mia. La nostra famiglia va a pregare presso il nostro santuario shintoista di zona il primo giorno di ogni mese. Io avevo l'abitudine di visitare la tomba buddista dei nostri antenati ogni mese, fino a quando non iniziai a svolgere le attività dei club alle scuole medie.

 In questo senso, credo di essere cresciuta all'interno di un ambiente Shinbutsu-shugo.

 Al contrario, il momento in cui percepii la separazione tra shintoismo e buddismo fu quando andai in una scuola superiore privata. La mia scuola era stata fondata da una corporazione religiosa buddista a Kyoto. Ci sono molte scuole di questo tipo a Kyoto. In queste scuole gli studenti imparano la storia del buddismo e delle religioni in generale. Si recano nella sala delle preghiere per pregare una volta alla settimana. Alla fine del corso di studi, alcuni si diplomano con un nome buddista. Frequentando le lezioni e le attività, imparai la differenza tra shintoismo e buddismo. Ero stata cresciuta in un miscuglio di divinità shintoiste e buddiste fino a quel momento. Nella mia mente coesistevano, ma mi resi conto che erano separate attraverso l'educazione scolastica.



 Sig. Ueshima:

 Capisco. A Kyoto le persone hanno l'abitudine di recarsi presso le tombe della propria famiglia come faceva lei quando era piccola. Giusto?



 Sig.ra Kawasaki:

 Sì. La mia famiglia svolgeva la vita di una famiglia nucleare, ma aveva un modo di pensare antico e tradizionale. Questa atmosfera mi spinse a pensare di dover andare al cimitero come se fosse una sorta di dovere. Sono stata cresciuta in questo modo.



 Sig. Ueshima:

 Grazie, signora Kawasaki. Signor Kuki, a proposito di Shinbutsu-shugo, vuole fare qualche commento? Per lei è più una questione di cuore o di testa?



 Sig. Kuki:

 Non sono sicuro di cosa provo al riguardo, ma quando celebriamo le nostre festività shintoiste, partecipano sia sacerdoti esoterici, sia monaci buddisti. Le persone si sono tramandate queste pratiche sacre di generazione in generazione, attraverso i secoli.

 I tempi cambiano ma le tradizioni no. Quando i monaci buddisti vengono al nostro santuario, solitamente arrivano con i propri fedeli, a prescindere che questi appartengano a sette diverse oppure no. Vale a dire che nel nostro modo di pensare i Kami (dei shintoisti) e gli Hotoke (divinità buddiste) coesistono. In tal senso, ci affidiamo tanto ai sacerdoti shintoisti quanto ai monaci buddisti nella vita quotidiana. C'è stato un periodo in cui i monaci buddisti amministravano il Kumano Sanzan come "Kumano Betto" (il titolo del funzionario che amministrava i santuari di Kumano).

 Nel diciannovesimo secolo vi fu un movimento per l'abolizione del buddismo, chiamato Haibutsu Kishaku. Da allora i santuari shintoisti e i templi buddisti sono rimasti separati fino ai nostri giorni, ma è difficile pensare a queste due religioni come a due concetti a sé stanti dal punto di vista dei santuari shintoisti.



 Sig. Ueshima:

 Cosa ne pensa, Prof. Murakami?



 Prof. Murakami:

 Non ricordo bene quando ho effettivamente sentito dentro di me lo Shinbutsu-shugo, perché ultimamente tendo a dimenticare molto le cose.


 (Risate dalla platea)


 Probabilmente il concetto di Shinbutsu-shugo o l'immagine di Kami e Hotoke sono entrati a far parte del mio bagaglio culturale durante il periodo delle scuole medie. Tuttavia, non sapevo cosa fossero.

 Ora lo capisco, grazie all'esperienza di una vita. Ad esempio, quando si visita un tempio buddista, è possibile trovarvi un santuario shintoista. C'è un certo numero di antichi templi buddisti che ospitano al loro interno un santuario shintoista. A proposito di templi buddisti fondati nel periodo Heian, il Koyasan ha il santuario di Nyutsuhime che è shintoista mentre lo Hie Jinja Shinto appartiene alla setta buddista Tendai. Posso parlare ancora un po' del buddismo?



 Sig. Ueshima:

 Brevemente, per favore.


 (Risate dalla platea)



 Prof. Murakami:

 Probabilmente avrete sentito il termine Nanden-Bukkyo (buddismo del sudest asiatico). Si diffuse in Myanmar nell'undicesimo secolo. Nelle sue scritture compare una frase del Buddha che dice che si dovrebbe custodire gelosamente il proprio Kami locale e pregare. Sì, si tratta di una divinità locale. Si sa che tale pratica veniva svolta attorno all'area del fiume Gange in India. Di conseguenza, si diffuse in Giappone, credo. Quindi penso che non sia strano adorare il Buddha e le divinità locali contemporaneamente. È un modo di pensare naturale secondo il Nanden-Bukkyo.

 Kukai ricevette il Koyasan presso il Santuario Nyutsuhime e, successivamente, fondò il Tempio di Kongobuji. Significa che non ricevette il permesso per fondare il Kongobuji, ma che se non avesse custodito Nyutsuhime, non avrebbe potuto costituire il Kongobuji perché non ci sarebbe stata alcuna divinità locale in quel luogo.

 Ecco perché i templi buddisti e i santuari delle divinità locali coesistono come un unico insieme. Vale anche per il santuario Hie-jinja che custodisce Saicho. Cosa fecero quando il Koyasan espanse i propri poteri lungo il fiume Kinokawa? Introdussero qua e là i santuari Nyutsuhime. Custodendo Nyutsuhime, potevano espandere i propri territori attraverso il potere e la fede.

 Significava far valere il proprio potere, mentalmente e spiritualmente, nella vita quotidiana.

 Quindi, lo Shinbutsu-sugo si sviluppa in due fasi. Una è la fase della religione e l'altra è quella dell'amministrazione politica. Jinja (santuari shintoisti) e Tera (templi buddisti) coesistono sia nell'ambito religioso, sia in quello politico. Nello Shinbutsu-shugo c'è una tesi chiamata Honchi-suijaku in cui si dice che il Kami sia l'incarnazione del Buddha Amida. Per comprendere lo Shinbutsu-shugo uno dei fattori più importanti consiste nel comprendere l'Honchi-suijaku.



 Sig. Tanaka:

 Posso parlare? Quando percepisco lo Shimbutsu-shugo?



 Sig. Ueshima:

 Sì. Prego, prego. L'ascetismo rappresenta l'origine dello Shinbutsu-shugo.



 Sig. Tanaka:

 L'ho accennato un paio di volte nel descrivere la mia esperienza. Esiste una pratica chiamata addestramento Omine-okugake. Si parte dalla sala dello Zao-do a Yoshino e si arriva al Santuario di Mizuwake, che è il primo luogo di addestramento. Quindi, lì si riceve la purificazione da un sacerdote shintoista per tenere lontani gli spiriti maligni. Dopo la purificazione, la pratica viene svolta sulle montagne e si arriva fino all'Hongu Taisha, a Kumano, dopo essere passati per il Monte Sanjo-ga-dake e il Monte Shakadake o altre montagne. Si finisce portando a termine la pratica all'Hongu a Kumano e quindi visitando il Kumano-sanzan in autobus da lì.

 Nel mondo dell'addestramento Omine-okugake, la pratica non fa distinzioni tra shintoismo e buddismo. Pur avendo svolto la pratica solo diciassette volte, ho la sensazione che in quest'area lo Shinbutsu-shugo sia ancora presente.

 Dopo parlerò di un'altra cosa. Questa foto mostra la nostra rappresentazione principale del Buddha. Lo esponiamo al pubblico una volta all'anno, trattandosi di un'immagine segreta solitamente nascosta da un paravento chiamato Tobari. Questa statua si chiama Zao-gongen. Ha un aspetto furente ed è una delle incarnazioni di tre divinità buddiste. Si tratta di una figura terrena shintoista, incarnazione delle divinità buddiste.

 Tali divinità sono il Buddha al centro, il Bodhisattva Kannon a destra e il Bodhisattva Miroku a sinistra. La storia del Tempio di Kinpusen-ji nasce dal fatto Che En-no-Gyoja, fondatore dell'ascetismo delle montagne, trasse in parte ispirazione da Zao-gongen.

 Tuttavia, non solo Buddha e Kannon ma anche il Bodhisattva Miroku proviene da paesi stranieri. Secondo En-no-Gyoja, Zao-gongen apparve da dentro un'enorme roccia a Omine, nella figura terrena delle suddette tre divinità, mentre En-no-Gyoja stava pregando nella speranza di sconfiggere gli spiriti maligni. Gongen appare in base a un'occasione, un luogo o un'epoca.

 Questo è Gongen. È il Kami che compare da dentro una roccia. Quindi, Buddha, Kannon e Miroku sono divinità straniere. Le divinità straniere sono apparse sotto forma di Kami giapponesi. Questo è un esempio lampante di sincretismo tra shintoismo e buddismo. Più si impara sull'ascetismo delle montagne, più profondamente si comprendono i concetti di sincretismo e Shinbutsu-shugo.



 Sig. Ueshima:

 Grazie, sig. Tanaka. Sig. Kuki, cosa ne pensa della storia del Sig. Tanaka?



 Sig. Kuki:

 A Kumano veneriamo gli Dei Shinto sin dai tempi antichi e, contemporaneamente, abbiamo accettato il Buddismo come Gongen di Kumano. I sacerdoti di montagna a Omine visitavano molto spesso il Kumano Hongu Taisha e si sono addestrati qui sin dal periodo Nara. È così che si è instaurato il concetto di Honchi-suijaku (il Buddha come fenomeno principale e un dio come sua manifestazione).

 All'Hongu Taisha veneriamo il dio Shinto Ketsumiko-no-okami in quanto incarnazione della divinità buddista Amitabha. Quando parliamo di Shinbutsu-shugo, facciamo riferimento a una divinità incarnata da Kami. In questo modo, pensiamo che Kami, dei shintoisti e Hotoke, le divinità buddiste, siano fusi insieme.



 Sig. Ueshima:

 Si è parlato poco fa di Fujiwara Michinaga. Michinaga visse nell'undicesimo secolo un'epoca ricca di eventi. Lo Shugendo, l'ascetismo delle montagne, divenne molto popolare. Io penso che ciò sia dovuto al Mappo-shiso (teoria escatologica). Si diceva che la fine del mondo sarebbe iniziata nell'anno 1052.

 Infatti, furono molti gli avvenimenti e il mondo fu colpito da disordini e periodi di turbolenza dopo tale data. I cittadini comuni sembravano aver perso completamente la bussola. Cosa pensa a tal proposito, signor Tanaka?



 Sig. Tanaka:

 Sì, nell'undicesimo secolo avvennero molte cose. Le persone facevano pellegrinaggi sulle montagne sacre, oltre a recarsi in pellegrinaggio a Kumano. I nobili andavano a Koya, oppure a Yoshino o Kumano, mettendo a rischio la propria vita durante il viaggio da Kyoto. Immagino che a spingerli fossero non solo il Gensei-rieki (i benefici ottenuti in questo mondo attraverso l'osservanza degli insegnamenti buddisti) ma anche qualcosa come il Raisei-rieki (i benefici ottenuti nel mondo successivo).



 Sig. Ueshima:

 È la fede buddista della Terra Pura, ad esempio?



 Sig. Tanaka:

 Sì. In questa religione, le persone effettuano dei pellegrinaggi mettendo a rischio la propria vita. Era uno degli elementi costitutivi dei pellegrinaggi, credo.



 Sig. Ueshima:

 Prof. Murakami, Lei cosa ne dice?



 Prof. Murakami:

 Mappo-shiso è la religione della "fine del mondo". Professa che il mondo oggetto degli insegnamenti del Buddha giungerà alla fine. Nessuno viene salvato da Buddha e non c'è alcuna via verso il risveglio spirituale.

 Allora, tutti volevano che qualcosa li salvasse. E alla fine, questa confusione scaturì nel culto di Amitabha. Pertanto, anche sul Koyasan, il culto di Amitabha divenne popolare nell'undicesimo secolo. Ancora oggi, la maggior parte delle principali immagini nei templi sul Koyasan sono di Amitabha.

 Il culto di Amitabha è facile da comprendere. Si dice che il Bodhisattva Amitabha appaia alle persone sul letto di morte. Secondo questo credo, le persone si salvano recitando il sutra Namu-amida-butsu.


 È molto facile da comprendere e non consiste in insegnamenti complicati. Per le persone è facile affidarsi a questo credo. Penso che questo sia il motivo per cui è nato il culto di Amitabha. Negli insegnamenti della setta buddista Shingon non abbiamo il Mappo-shiso perché lo Shingon si basa sulla fede nel Sokushinjo-butsu (raggiungimento dell'illuminazione in questa stessa vita).



 Sig. Ueshima:

 Ma non ha una grande influenza sul Buddismo della Terra Pura?



 Prof. Murakami:

 Anche il Koyasan era frequentato da molti monaci che professavano il culto di Amitabha recitando Namu-amida-butsu. Mi chiedo se credessero nello Sokushinjo-butsu. La fede Mappo non consisteva negli insegnamenti della setta Shingon.



 Sig. Ueshima:

 Signor Kuki Kumano non fa eccezione per quanto riguarda l'influenza (del culto di Amitabha) vero? Ci sono tre divinità, al Kumano Sanzan, che sembrano subire la sua influenza. Pare che abbiano una forte influenza buddista. L'influenza si intensificò dal X all'XI secolo. Infatti, l'influsso del culto di Amitabha era molto forte, vero?



 Sig. Kuki:

 Sì. Lo penso anche io. Come ben sapete, la principale divinità dell'Hongu Taisha è Susanoo che è Ketsumiko-no-okami, ma l'immagine fondamentale è Amitabha. Per via del culto di Amitabha, un gran numero di persone fece pellegrinaggi a Kumano percorrendo a piedi moltissime montagne.

 Ma quando il movimento Haibutsu-kishaku (per l'abolizione del buddismo) si diffuse nel paese, molte immagini e statue buddiste furono trafugate dai templi. Alcune di esse furono bruciate e altre distrutte e gettate nel fiume Kumano.

 Al Kumano Hongu si praticava il culto di Amitabha. A Nachi, la divinità principale è Izanami che è Senju-Kannon con mille mani. Ma anche il culto di Kannon è cambiato. In tal senso, il Kumano Sanzan ha subito un'enorme influenza dal culto di Amitabha in quel periodo. Il Kumano si basa sullo shintoismo ma ha introdotto la fede nello Shinbutsu-shugo rinascendo sotto nuove spoglie.



 Sig. Tanaka:

 Yoshino ha numerosi culti, in tal senso. Michinaga andò al Tempio di Kinpusen-ji e vi seppellì il kyozutsu (un contenitore cilindrico contenente le sacre scritture) nel 1008.

 Ma nel periodo in cui si ristrutturò la pagoda principale del Tempio di Kinpusen-ji lo disseppellì. Sul kyozutsu era trascritto il suo voto a Miroku (Bodhisattva Maitreya). Secondo una credenza dell'epoca, le persone pensavano che Miroku sarebbe apparso per salvarli 5 miliardi e 670 milioni di anni dopo la morte del Buddha.

 Benché vi siano molti luoghi in cui i sacerdoti di montagna scrivono poesie mistiche waka lungo il sentiero di Omine, il termine Amitabha Jodo (Terra Pura di Amitabha) compare spesso in tali scritti. Una delle poesie più famose è quella scritta davanti al cancello di rame a Hosshinmon Oji.

 In questa poesia, un sacerdote di montagna esprime la propria gioia nell'entrare nell'Amitabha Jodo.

 Toccando il cancello di rame a Yoshino, sarò anche io in grado, alla fine, di fare il mio ingresso nella terra pura di Amitabha. Che meravigliosa sensazione!

 Molti sacerdoti di montagna scrissero poesie sull'Amitabha jodo nell'arco di mille anni.

 In tal senso, credo che Yoshino sia il luogo in cui si accettava una gran quantità di fedi e culti diversi.



 Sig. Ueshima:

 Capisco. Ha senso.



 Prof. Murakami:

 A proposito del culto di Amitabha, ricordo il termine rokuji-myogo. Questa parola è formata da sei lettere, vale a dire Na, Mu, Ami, Da, Butsu.

 C'è una leggenda secondo la quale Kukai avrebbe scritto le sei lettere su una tavola di legno. Benché il Sacerdote Ippen avesse portato il culto di Amitabha sul Koyasan, i discepoli del sacerdote Honen recitavano saltuariamente i versi sul Koyasan. Molti sacerdoti della setta Shingon si lamentavano del fatto che questi discepoli erano molto chiassosi, dato che suonavano un gong e i tamburi durante la recitazione. Attraverso questi racconti, possiamo dare per certo il fatto che il culto di Amitabha fosse molto diffuso su tutto il Koyasan in quel periodo.



 Sig. Tanaka:

 Per quanto riguarda le tombe, il Koyasan si guadagna da vivere grazie a esse, vero? Il Koyasan è costellato da centinaia di migliaia di tombe.



 Prof. Murakami:

 Questa è una questione diversa.



 Sig. Tanaka:

 Diversa?



 Prof. Murakami:

 Il Bodhisattva Miroku nel Miroku Jodo tornerà nel nostro mondo 5 miliardi e 670 milioni di anni dopo la morte del Buddha. Ci sono tre luoghi al mondo che vedono la discesa di Miroku per offrire insegnamenti agli uomini. Uno di questi luoghi è il Koyasan. Miroku discende in Kukai il Grande Maestro. Ciò dà luogo al culto di Miroku.



 Sig. Kuki:

 Sapete anche che si narra che il sacerdote Ippen abbia fatto un pellegrinaggio a Kumano e ricevuto l'ispirazione a fondare il culto di Jishu. Ricevette un messaggio sacro da un dio del Kumano, il quale diceva che avrebbe dovuto tramandare la trascrizione delle sei lettere a tutti ricchi o poveri, puri o impuri. Si può capire come il Kumano sia fortemente collegato al culto di Amitabha, come in questo racconto. In un altro senso, si potrebbe dire che il culto di Amitabha sia stato l'inizio del credo di Kumano.



 Sig. Tanaka:

 Il Kumano è Amitabha Jodo. Quando si inizia a camminare da Yoshino sul sentiero Omine-okugake, alla fine si raggiunge la Terra Pura di Amitabha.








 <Sintesi>




 Sig. Ueshima:

 Ci rimangono dieci minuti; signora Kawasaki, potrebbe fare una sintesi di questo incontro?



 Sig.ra Kawasaki:

 È un compito importante. Mentre ascoltavo gli interventi, ho notato che si è accennato al Mappo-shiso.

 La gente della mia generazione ha vissuto in quelli che definiamo tempi "senza religione" sin dalla nascita, poiché la bolla speculativa era già scoppiata prima che avessimo il tempo di diventare adulti. Stavo pensando che tutto ciò assomiglia al mondo del Mappo-shiso.

 Per quanto mi riguarda, vidi un bonsai per la prima volta quando avevo diciotto anni mentre frequentavo le scuole superiori. Volevo conoscere la cultura giapponese, ma avevo difficoltà a trovare il modo di studiarla. Nell'arduo tentativo di trovare una soluzione, mi capitò di vedere un bonsai vecchio trecento anni. Pensai istintivamente che quella sarebbe stata la porta che mi avrebbe consentito di accedere alla cultura giapponese, anche se non avevo la minima idea del valore dei bonsai o del modo di apprezzarli.

 Nel mio immaginario, era possibile vedere alberi di trecento anni solo intorno ai santuari shintoisti e, solitamente, si trattava di alberi sacri. Non potevo credere che un albero gigantesco e sacro potesse stare in un piccolo vaso. Mi sembrava di trovarmi davanti a un'illusione o a qualcosa di alchemico.



 L'indecisione svanì e giunsi a conclusione che se avessi studiato i bonsai sarei stata in grado di capire la cultura giapponese.

 In qualunque epoca, mentre le persone faticano a trovare aiuto o a raggiungere la salvezza, gli alberi vivono molto più a lungo degli esseri umani e hanno una vita media di gran lunga maggiore di quella di tutte le creature viventi. In tale ottica, è come se le persone abbiano cercato l'eternità o abbiano anelato di vivere per sempre in armonia con la natura. Io non so come esprimere questo sentimento, ma mi sembra che si avvicini al concetto di animismo. La pratica di salire sulle montagne mi trasmette una certa sensazione di appagamento.



 Sig. Ueshima:

 È come la sensazione di chi si è addestrato sulle montagne o di chi si è dedicato alla religione giapponese, vero?

 Signor Tanaka, può fare un ultimo commento?



 Sig. Tanaka:

 Il sistema religioso tradizionalmente basato sullo Shinbutsu-shugo e caratteristico del Giappone fu stato rovesciato dall'ingiunzione di separare la legge buddista e shintoista dal potere secolare nel 1868. L'ascetismo delle montagne Shugendo era proibito per via della politica di voler imporre lo shintoismo come religione di stato, ponendo di conseguenza il Grande Santuario Ise-Jingu in cima alla gerarchia. A peggiorare ulteriormente le cose, si introdusse una legge che bandiva lo Shugendo e ne vietava la pratica, nel 1872.

 Lo Shugendo scomparve temporaneamente da tutto il Giappone e gran parte dei suoi templi furono abbandonati o convertiti in santuari shintoisti. Il Tempio di Kinpusen-ji rimase disabitato per alcuni anni. Fu nel 1914 che rinacque come tempio buddista.

 D'altro canto, in base alla legge sull'accorpamento dei santuari del 1906, dei circa 200.000 santuari shintoisti, 70.000 furono distrutti e divennero proprietà del governo nazionale uno dopo l'altro. Le foreste santuario vennero abbattute e gli alberi venduti a enti privati.

 In seguito alle amare esperienze del passato, oggi credo che dobbiamo rivalutare non solo lo shintoismo e il buddismo, ma anche un ambiente tollerante e meditativo, oltre che una cultura che accetti qualunque tipo di scelta religiosa.

 Con la modernizzazione del periodo Meiji, abbiamo iniziato a usare la parola "religione" che include i valori del monoteismo. Tuttavia, il Giappone aveva già una propria dimensione, formata da confessioni come lo shintoismo e il buddismo, ancor prima dell'introduzione del concetto di monoteismo. Penso che possa essere difficile trovare la chiave che ci consenta di comprendere meglio il futuro se non riconsideriamo l'ambiente, la cultura e i principi tramandati di generazione in generazione.

 La nostra religione, con numerosi dei che nutrono spiritualmente il nostro corpo e la nostra mente, è del tutto diversa dal monoteismo, sin dagli albori. Penso che vi siano ancora molti luoghi estranei alle influenze del Dio occidentale nei Siti sacri e lungo le Vie dei pellegrini nella penisola di Kii. A tale proposito, sono convinto che "I Siti sacri e le Vie dei pellegrini nella penisola di Kii" siano un luogo davvero unico e speciale.



 Sig. Ueshima:

 Molte grazie, Sig. Tanaka. Ora, signor Kuki, vuole aggiungere qualche parola?



 Sig. Kuki:

 Per quanto riguarda lo shintoismo, esso è la via degli dei e quindi è anche la via degli uomini. Fa parte dei rituali o delle cerimonie della nostra vita quotidiana, come Shichi-go-san, Hatsumode e Miyamairi. Forse oggigiorno i santuari Jinja non ci sono più così familiari perché rispetto a un tempo, gli altari shintoisti domestici sono più rari, per via dell'aumento delle famiglie nucleari; io vorrei però che le persone si recassero ai santuari e ai templi senza sentirsi in disaccordo, proprio come avveniva in modo naturale ai tempi dei nostri antenati.

 Ad esempio, quando si desidera guarire il proprio spirito liberandosi dallo stress quotidiano e non solo in occasione degli eventi speciali che segnano la nostra vita: quando ne sentite il desiderio, vi consiglierei di recarvi presso i santuari locali più vicini per sapere quale tipo di divinità vi è custodita.

  In merito allo Shinbutsu-shugo, il governo Meiji aveva in programma di unificare le religioni esistenti in un unico sistema religioso, influenzato dall'onda di modernizzazione, attraverso l'emanazione della legge sulla separazione di shintoismo e buddismo.

 Il buddismo ricevette un duro colpo, ma la politica del governo non poteva obbligare le persone a cambiare idea. Nei Siti sacri della penisola del Kii che ospitano il Kumano Sanzan, il Koyasan e il tempio di Kinpusen-ji, esiste qualcosa di simile a un sistema religioso misto. Fu creato dalle persone. La natura esisteva già prima di questi sistemi. Le persone percepivano il divino nella natura. Sono stati quindi i nostri predecessori a creare gradualmente dei sistemi come il taizokai (Regno della matrice) e il kongokai (Regno di diamante) nel buddismo esoterico, attraverso un'introspezione profonda e delle idee nobili. E questo sistema è stato trasmesso fino ai giorni nostri.

 All'inizio della mia presentazione, ho sottolineato l'importanza dei concetti di "aggregazione" o "unione armonica". Il mondo oggi ha molti problemi. Spero che sempre più persone vengano a Yoshino, Koya e Kumano per sentirsi un tutt'uno con la natura.


 (Applausi dalla platea)



 Sig. Tanaka:

 Posso parlare ancora un po' dello Shinbutsu-shugo?

 Dieci anni fa, grandi santuari shintoisti e templi buddisti organizzarono un'associazione formata da 152 Siti sacri a entrambe le religioni, nel distretto di Kansai, con il santuario di Ise-Jingu come elemento di rilievo.

 Io sono a capo del comitato esecutivo e sono incaricato del settore educativo. Il prossimo anno è il nostro decimo anniversario e spero che molte persone verranno a conoscere questi luoghi sacri.

 Viviamo in una società in cui possiamo parlare apertamente dello Shimbutsu-shigo dopo essere passati attraverso il periodo buio dello Shinbutsu-bunri (separazione tra shintoismo e buddismo). Durante gli eventi della nostra associazione vedere molte cose, fare molte esperienze.

 Gente della regione di Kanto, veniteci a visitare. Visitatene uno e ve ne rimarranno ancora 151. Viviamo in un periodo in cui marito e moglie non riescono a organizzare il proprio tempo dopo essere andati in pensione. Sento dire che quando una moglie chiede al proprio marito dove potrebbero andare per lui sono guai.


 (Risate dalla platea)


 Fare un viaggio per i 33 Siti sacri del Giappone occidentale non richiederà molto tempo. Potrete visitarli tutti in un breve periodo di tempo. Dopo averne visitato uno, ve ne rimarranno solo 32. Invece i nostri siti shintoisti e buddisti sono ben 152. Vostro marito non sarà nei guai per un bel po'... quindi vi prego di venire a visitare i nostri luoghi.


 Sig. Ueshima:

 Ora, per finire, professor Murakami, vorrebbe concludere per favore?



 Prof. Murakami:

 Lo Shinbutsu-shugo è rappresentato sotto forma di Honchi-suijaku, ma l'ascetismo delle montagne lo shintoismo e il buddismo hanno comunque qualcosa in comune. Dove lo si vede? Lo si vede nella Penisola del Kii. È stata imboschita con fitte, rigogliose, verdi foreste.

 Ed è esattamente il concetto al quale faceva riferimento la signora Kawasaki. Ha qualcosa a che vedere con i bonsai. Lei ha fatto riferimento a tre aspetti che lo riguardano. Si tratta di un'idea o di un principio? Il primo è il rispetto per la natura. È il modo di guardare alla natura con rispetto. La natura non è costituita solo da paesaggi da ammirare o materiali da utilizzare. È ciò che ci dà la vita. Il rispetto per la natura è ancora vivo nei Siti sacri e sulle Vie dei pellegrini nella penisola di Kii. e mi chiedo se questo non accomuni tutte le sette buddiste o shintoiste.

 Il secondo è la continuità della vita. La continuità della vita in natura è identica a quella della vita umana. La natura vivente dona la vita agli esseri umani e agli animali e se ne prende cura. Mentre ascoltavo l'intervento della signora Kawasaki pensavo a queste tre cose.

 Infine, il terzo punto riguardava un albero minuscolo ma gigante, vero? È la visione del mondo. È il modo in cui dovremmo guardare il mondo. Usando i bonsai come esempio, la signora Kawasaki ha spiegato un elemento comune che è presente sui monti Kii da centinaia di migliaia di anni. Grazie infinite, signora Kawsaki. Ho apprezzato il suo intervento.



 Sig. Ueshima:

 Grazie. L'argomento di oggi era la ricerca dell'essenza e della verità dei Siti sacri e delle Vie dei pellegrini nella penisola di Kii. Trattandosi di un argomento assai significativo e importante, suppongo che ci sarebbero altre cose di cui parlare, ma il nostro tempo è limitato. Quindi, a questo punto, lasciate che chiuda il convegno.

 Grazie per aver partecipato.

 Vogliamo fare un applauso ai nostri ospiti?


 (Applauso)






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